Sherlock Holmes: visita alla mostra del Museum of London
Non credo esista persona nel mondo occidentale che non conosca Sherlock Holmes: magari non avete mai letto i libri di Arthur Conan Doyle (e allora fatelo!) ma di sicuro avete sentito parlare dell’investigatore più famoso al mondo.
Non sono certo un’esperta di questo personaggio ma ho letto molti dei libri e dei racconti che lo vedono protagonista, e non c’è film (da “Piramide di Paura” di Spielberg, ai più recenti film con Robert Downey Jr) o serie (da “Sherlock” a “Elementary”) a lui dedicata che non ami vedere o rivedere ogni volta che viene passata in tv.
Nella mia prima visita a Londra, tra musei e attrazioni varie, tappa fondamentale è stata anche il 221 b di Baker Street, dove oggi si trova il Museo di Sherlock Holmes.
Ecco perché quando lo scorso anno ho letto che il Museum of London avrebbe allestito una mostra dedicata a Sherlock Holmes ho deciso che dovevo assolutamente tornare a Londra per vederla e così ho fatto!
Devo ammettere che la mostra mi ha inizialmente spiazzato ma nel complesso mi è piaciuta molto: se amate il personaggio di Conan Doyle, ve la consiglio!
SHERLOCK HOLMES: L’UOMO CHE MAI VISSE E CHE MAI MORIRA’
Nel catalogo ufficiale della mostra (molto bello!), Alex Werner, il curatore, spiega che ci sono voluti 60 anni per allestire un’esposizione dedicata a Sherlock Holmes, dopo quella del 1951 ad Abbey House, in Baker Street.
Un lasso di tempo molto lungo del quale lo stesso Werner si stupisce: Sherlock Holmes è infatti uno dei personaggi più famosi nella letteratura inglese.
La sua casa/ufficio al 221 B di Baker Street continua tutt’oggi a ricevere posta dagli ammiratori: un fenomeno singolare, soprattutto se si pensa che Conan Doyle aveva inventato l’indirizzo e, all’epoca nella quale sono ambientate le storie, il 221 b non esisteva.
C’è voluto il successo dei film di Guy Ritchie e della serie TV di “Sherlock” con Benedict Cumberbatch (ottima, a mio parere, rivisitazione in chiave moderna delle avventure del celebre investigatore) per tornare a parlare di lui….meno male!
Quando sono arrivata alla mostra ero convinta, che avrei trovato un’esposizione interamente incentrata sulla sua figura, ma non è proprio così; la mostra Sherlock Holmes (che si apre con un piccolo “indovinello” per i visitatori) infatti è stata suddivisa in tre grandi macro sezioni.
Si comincia con la vita e il lavoro letterario di Conan Doyle, per proseguire con la rappresentazione della Londra di fine 800 e approdare infine alla figura di Sherlock Holmes e alla sua evoluzione cinematografica: un percorso che permette di fare un viaggio a 360 gradi.
Sir Arthur Conan Doyle è il principio di tutto, ovviamente: gli studi in medicina, l’influenza del prof Joseph Bell (al quale si ispirerà la figura di Holmes), l’arruolamento come medico volontario nella campagna inglese in Sud Africa, il rapporto con le opere di Edgard Allan Poe e in particolare con “The Murder in the Rue Morge”che ispirò la figura di Holmes.
In mostra ci sono la stampa del 1887 di “Lo Studio in Rosso”, primo racconto dove compare Sherlock Holmes, e la pagina del manoscritto originale, del 1886, dove Conan Doyle presenta i personaggi principali per i quali ancora non aveva deciso i nomi:
- Stampe de Lo Studio in Rosso del 1887
- Pagina del manoscritto originale de “Lo Studio in Rosso”
- Libro “L’Avventura della casa vuota”
Sherlock Holmes avrebbe dovuto chiamarsi Sherrinford Holmes mentre John Watson avrebbe dovuto essere Ormond Sacker, mentre la loro abitazione avrebbe dovuto essere al 221B Upper Baker Street (divenuto poi solo Baker Street).
Interessante anche ammirare i disegni di Sidney Paget il grafico dello “Strand Magazine” che, insieme a Frederic Dorr Steele, disegnatore dell’americana “Collier’s Weekly“, contribuirono a creare e rendere famosa la fisionomia del personaggio.
Oltre ai personaggi di Conan Doyle, la mostra si concentra molto su un altro elemento fondamentale: il luogo dove sono ambientate le storie, ovvero la Londra tra il 1880 e il 1900.
In un primo momento questo elemento mi ha un po’ disorientato: mi è sembrato infatti che si volesse dare fin troppo spazio Londra.
Leggendo il catalogo però ho compreso quanto questo aspetto sia interessante da approfondire (se avete modo, leggete prima il catalogo e poi visitate la mostra…a poter tornare indietro farei così perchè si colgono molti più particolari!)
Conan Doyle non conosceva molto Londra, dove aveva abitato solo per un breve periodo: secondo quanto riportato da Alex Werner, nei suoi libri si ritrovano spesso imprecisioni, soprattutto per le zone che lo scrittore aveva frequentato meno.
La mostra vuole quindi porre l’attenzione sulla vera Londra di quel periodo, una città complessa, in piena espansione, punto di riferimento dell’impero britannico.
Se da una parte, infatti, Londra stava consolidando la propria potenza, accompagnata da una forte industrializzazione, dall’altra nella città si stava conseguentemente affermando una crescente diseguaglianza sociale, con quartieri poveri e sporchi; eppure, a differenza di quanto si potrebbe pensare, Londra appariva anche come una città molto più sicura di epoche precedenti.
Un elemento molto carino è l’utilizzo di postazioni multimediali che consentono di ripercorrere gli itinerari seguiti da Holmes in alcuni dei libri più famosii come “Il Mastino dei Baskerville” o “Il Segno dei 4”, confrontati con le immagini della Londra di oggi.
L’ultima parte della mostra è dedicata invece alla ricostruzione dei costumi e degli oggetti dell’epoca a disposizione di Holmes per le sue investigazioni, sempre con un occhio al loro utilizzo nella realtà del tempo.
Non mancano i rimandi alle versioni cinematografiche delle opere di Conan Doyle con omaggi agli attori che hanno interpretato Sherlock Holmes: da William Gillette, Jeremy Brett e Basil Rathbone (al quale si deve la famosa frase “Elementary, my dear Watson” mai pronunciata in realtà da Sherlock Holmes nei libri di Conan Doyle), fino ai più recenti Robert Downey Jr e Benedict Cumberbatch.
La mostra non poteva chiudersi che con le cascate di Reichenbach, in Austria, luogo di fondamentale importanza nella storia di Conan Doyle: proprio qui l’autore tentò di porre fine alla vita del proprio personaggio… e proprio da qui forse è nato il motto scelto per la mostra, “Sherlock Holmes, l’uomo che mai visse e mai morirà”
SHERLOCK HOLMES: INFORMAZIONI UTILI SULLA MOSTRA A MUSEUM OF LONDON
La mostra “Sherlock Holmes” è rimasta al Museum of London fino al 12 aprile 2015, con ingresso a pagamento.
Oltre agli oggetti esposti e alle ricostruzioni, sono stati allestiti, qua e là, giochi di arguzia, non sempre facili da seguire (almeno per me) in inglese.
Il Museum of London ha organizzato anche una serie di iniziative collaterali (tutte ovviamente in lingua inglese) come ad esempio visite in notturna o conferenze speciali.
Se siete amanti del giallo, date uno sguardo anche al post sui Misteri di Londra, dove si parla del Museo di Sherlock Holmes!
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